E’ appena stato pubblicato il libro open source “Celebrando i 100 anni dalla nascita di Reuven Feuerstein” disponibile gratuitamente sul sito della rivista “Formazione e Insegnamento”: https://ojs.pensamultimedia.it/index.php/siref/article/view/5610

Sono dodici contributi italiani e internazionali coordinati da Daniele Morselli e Ulrike Stadler Altmann (Università di Bolzano). L’evento a celebrazione del centenario è stato organizzato da ICSEM e si è svolto il 7 ottobre 2021.

Ecco la pagina introduttiva:

“Questo numero speciale di Formazione & Insegnamento celebra il centesimo anniversario dalla nascita di Reuven Feuerstein. Malgrado sia scomparso nel 2014, l’influenza del fondatore delle teorie della Modificabilità Cognitiva Strutturale (SCM) e dell’Esperienza di Apprendimento Mediato (EAM) continua a crescere, e le sue teorie e metodi continuano a destare vivo interesse, come testimoniano le recenti pubblicazioni sulla valutazione dinamica di Tzuriel (2021) e di Tzuriel, Hanuka-Levy e Rosenbaum-Kashy (2022). L’idea di un numero speciale è nata durante il convegno del 7 ottobre 2021 allo scopo di raccogliere i contributi dei partecipanti nazionali e internazionali, e di immaginare assieme il futuro delle teorie e metodi Feuerstein. Il convegno era intitolato significativamente “Un secolo dalla nascita di Feuerstein: dalla plasticità neuronale alla modificabilità cognitiva”, e si connetteva alla curatela di Margiotta (2011) The Changing Mind. Questa raccoglieva evidenze neuroscientifiche sulla plasticità neuronale a supporto della teoria SCM (vedi anche Feuerstein, Feuer-stein e Falik, 2015), e proponeva «un nuovo patto per l’educazione nel ventunesimo secolo» (Margiotta 2011, p. 334) basato su un umanesimo centrato sul metodo Feuerstein, e un programma di ricerca sull’apprendimento effettuato attraverso un approccio interdisciplinare ed evidence based. Nello stesso libro Falik (2021) sviluppava una visione per i paesi in via di sviluppo basata sulle teorie e i metodi di Feuerstein. Questo volume è stato preceduto da altri numeri speciali dedicati a Feuerstein: lo stesso anno della scomparsa, il numero speciale su Transylvanian Journal of Psychology curato da Leeber (2014) discuteva le implicazioni educative e cliniche del lungo lavoro di Feuerstein ed effettuava una rivisitazione delle evidenze che supportavano le teorie SCM e MLE. Il numero speciale del 2016 (in questa rivista) compiva il passo successivo immaginando il futuro “Con Feuerstein oltre Feuerstein” (Boninelli, Damnotti e Margiotta, 2016), per esempio con la richiesta di un nuovo framework metodologico e più ricerca evidence-based sul Programma di Arricchimento Strumentale (PAS). Questo volume è composto da due parti: la prima teorica e di ricerca, con contributi in inglese, e la seconda scritta da professionisti del Metodo Feuerstein in italiano. (…). Non solo questi contributi mostrano i campi dove si utilizzano la teoria e la pratica Feuerstein e le direzioni della sua espansione; nell’insieme questi studi mostrano l’attualità del pensiero di Feuerstein nel ventunesimo secolo. Il numero speciale si apre con una rivista di Granone, Stokke, Damnotti e Chicco che analizza la letteratura degli ultimi 20 anni sulle strategie di apprendimento mediato nelle famiglie con bambini con difficoltà di apprendimento. Mentre scarseggiano gli articoli scientifici sull’EAM per bambini con difficoltà nell’ambiente domestico, il ruolo del padre è spesso trascurato; al contempo si dovrebbero considerare maggiormente gli aspetti culturali, e fornire esperienze di apprendimento mediato anche durante le situazioni di gioco libero. Il secondo contributo è di Kozulin, lo studioso che con i suoi scritti in ambito socioculturale più ha contribuito a connettere Feuerstein e Vygotskij (come Kozulin 2022). In questo numero l’Autore si chiede come mai le idee di Vygotskij e Feuerstein siano ancora così attuali. Basandosi su questioni chiave come le differenze culturali, la valutazione dinamica, e la relazione tra cognizione ed educazione, Kozulin conclude che questa popolarità è dovuta all’incontro quasi perfetto tra le “risposte” date da Vygotskij e Feuerstein, e le “domande” che sono emerse nelle scienze dell’educazione e nella psicologia occidentali alla fine del ventesimo secolo. Anche il contributo di Lebeer si chiede come mai Feuerstein rimanga importante per gli educatori del ventunesimo secolo. Sulla base di tre studi di caso, l’Autore sostiene che malgrado la mancanza di un’apparenza moderna, le teorie e i metodi Feuerstein rimangono particolarmente utili per affrontare sfide quali: occuparsi della diversità nelle nostre società e in ambito educativo; offrire un’educazione inclusiva, sviluppare negli apprendenti il pensiero critico, l’adattabilità, e l’imparare a imparare. Il quarto contributo di Tzuriel, esperto di valutazione dinamica, apre una nuova prospettiva di ricerca sperimentando un nuovo strumento. Si confrontano così due tipologie di pensiero (analogie chiuse e costruite), analizzando gli effetti della mediazione sulla memoria di lavoro. L’articolo seguente di Howie propone di confrontare l’efficacia di alcuni programmi di brain training con il PAS; per far questo l’autrice propone un set alternativo di criteri basandosi sul lavoro di Sternberg, dimostrando così l’efficacia del PAS rispetto alle altre metodologie. Il contributo di Falik, infine, mostra l’utilizzo della teoria dell’EAM come fondamento della relazione terapeutica, mostrando come la mediazione di alternative ottimistiche getti le basi per il cambiamento sociale e comportamentale del paziente. Il saggio di Damnotti apre la seconda parte del numero speciale, e traccia la storia e le prospettive di ICSEM, il centro internazionale per gli studi sulle metodologie educative fondato nel 2013 da Margiotta. Partendo dal numero speciale su Feuerstein (Boninelli, Damnotti e Margiotta, 2016) l’Autrice spiega la fondazione, i progetti e le prospettive di ICSEM per promuovere una ricerca su Feuerstein basata sulle evidenze scientifiche. I contributi seguenti aprono una finestra sull’applicazione del metodo Feuerstein nelle scuole italiane. Leoni e Papa si concentrano sul PAS, introducendo dapprima la Zona di Sviluppo Prossimale di Vygotskij, e mostrando come questo concetto, assieme alla mappa cognitiva, sostenga il lavoro dell’applicatore Feuerstein per migliorare il funzionamento cognitivo dello studente. Questo imparare a imparare può essere successivamente generalizzato agli apprendimenti disciplinari. Si giunge così all’applicazione del metodo Feuerstein alla didattica generale, una direzione di ricerca non molto battuta, malgrado diversi aspetti dal PAS siano oggi confermati dalla ricerca educativa evidence-based. Vi sono, per esempio, similitudini tra le fasi della lezione PAS e i principi del buon insegnamento così come descritti da Calvani e Trinchero (2019). In questo numero Minuto e Ravizza spiegano come applicare la struttura della lezione PAS all’insegnamento disciplinare per qualificare l’organizzazione del pensiero del discente, con vantaggi per la disciplina specifica e la risoluzione dei problemi della quotidianità. A seguire Masciavè e Raddi introducono il concetto di povertà educativa, e mostrano l’uso della valutazione dinamica (sia con il gruppo classe che con il singolo studente) per affrontare efficacemente difficoltà di apprendimento generali e specifiche. Si raggiungono così anche quegli studenti che sarebbero altrimenti destinati all’insuccesso scolastico, prevenendo così la povertà educativa. L’ultimo contributo, quello di Vanini, racconta le attività di formazione dell’IRRSAE – IRRE Emilia Romagna preso come studio di caso. Nel 1998 esso è infatti diventato il primo centro pubblico di formazione Feuerstein autorizzato in Italia. Basandosi su questionari di soddisfazione di migliaia di insegnanti formati al PAS, l’Autrice mostra gli effetti sugli insegnanti non solo sul versante didattico e metodologico, ma anche su quello psicosociale. La ricaduta più importante è stata una ritrovata fiducia nella capacità del docente di promuovere il cambiamento positivo negli studenti. Di primo acchito i contributi di questo numero sembrano eterogenei e non in relazione fra loro; a uno sguardo più attento, tuttavia, essi si completano a vicenda, e forniscono un’immagine attuale e avvincente delle teorie e dei metodi Feuerstein. Il lettore riconoscerà quindi come Feuerstein e le sue riflessioni guidino ancora la ricerca e offrano importanti spunti alla pratica educativa.”