Il governo da ieri nella pienezza delle sue funzioni ha introdotto una insolita denominazione della struttura preposta alla scuola: Ministero dell’Istruzione e del Merito. Che cosa sarà è da vedere, per adesso sappiamo solo che a delinearlo hanno contribuito Guido Crosetto, Paolo Del Debbio, Stefano Antonio Donnarumma, Alfredo Mantovano, Carlo Nordio, Marcello Pera, Stefano Pontecorvo, Cesare Pozzi, Luca Ricolfi, Giampaolo Rossi e Giulio Tremonti. In attesa di capire se la parola Merito punti all’esclusione o all’inclusione (come sempre dovrebbe fare la scuola pubblica, specialmente in un periodo di rapido cambiamento come l’attuale, caratterizzato da immigrazione e continuo aggiornamento tecnologico), uno studio statistico condotto sui dati dell’anno scolastico 2018-2019 ha rilevato che uno studente su 20 risulta affetto da “disturbo specifico dell’apprendimento” (DSA) più o meno grave. Si tratta, in concreto, di 300 mila giovani con dislessia, disgrafia, disortografia o discalculia.

I DSA, se non riconosciuti e trattati in modo tempestivo, possono compromettere l’intero percorso educativo, incluse le relazioni con i compagni di scuola e gli insegnanti. Nell’affrontare il problema finora l’idea guida è stata quella dell’inclusione, attuata con adeguate tutele normative. Tuttavia, emerge dallo studio statistico, rimangono forti divari territoriali, soprattutto sulle certificazioni: nel Sud del paese all’1,8% degli alunni si è riconosciuto un DSA, contro una media nazionale del 3,1.